Un sorriso che cambia tutto

Daniel ha 3 anni e mezzo e la forza di un supereroe. È fuggito dalla guerra per trovare la cura e vincere la sua battaglia, assieme a sua mamma Juliia

È una bella giornata di sole e sono in viaggio con la mia famiglia, come spesso succede. Ho la fortuna di poter girare il mondo con loro. Stiamo bene e siamo felici, io e mia sorella più grande, assieme ai nostri genitori e i nostri nonni.
Mi chiamo Daniel, ho tre anni e mezzo e vado all’asilo. Mi piace giocare, comporre puzzle e far muovere le mie automobiline. Il gioco che mi piace di più sono i soldatini: mi diverto a dar loro delle regole e creare storie. Quando gioco con i miei compagni, invece, non sto mai fermo e mamma, sorridendo, dice sempre che mi muovo troppo. Sono un bambino fortunato.


Poi arriva un giorno terribile: è il 24 febbraio e a Kherson ci siamo svegliati sotto i bombardamenti. Le bombe cadevano come neve, ma a differenza della neve che è bella e che cade silenziosa senza fare male, le bombe sono brutte e fanno rumore. Tanto rumore. Sento ancora il loro boato nelle mie orecchie e nei miei occhi è impressa la distruzione che rimane dopo che sono esplose.
In questo momento difficile per la mia famiglia arriva un altro brutto giorno: è il 1° aprile quando mi dicono che ho una leucemia linfoblastica acuta. Io non so cosa vuol dire, ma la mia mamma sì e la vedo piangere. Dice che questo giorno è ancora più brutto dell’altro…

“Siamo forti” mi viene da pensare. Il 3 aprile siamo in viaggio con la nostra macchina. Un viaggio diverso dal solito e la macchina corre veloce per le strade sterrate di campagna. Sono con la mia mamma, mentre il mio papà e mio nonno si danno il cambio al volante per fuggire più veloci del vento, per non fermarsi mai, neanche per la stanchezza. Ogni posto di blocco che incontriamo ci fa sussultare.

Alla fine ci danno un’ambulanza, che ci porta fino in Polonia. Lì saluto mio papà e mio nonno e continuo da solo con mamma Juliia verso l’Italia.

Oggi sono al Bambino Gesù, dove mi curano e sto bene. Tutti mi coccolano, ho anche un palloncino sul letto! Mia mamma dice che tutto il personale dell’Ospedale è premuroso e, nonostante le barriere linguistiche, riusciamo a comunicare. Sono sempre sorridenti e positivi. Appena vedo i loro sorrisi, cambia tutto.

Ogni tanto abbraccio la mia mamma perché so che prima o poi torneremo a casa, dalla mia sorella, da mio papà e dai nonni, e torneremo a viaggiare, come in una favola.

30/5/2022

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